Leggo sui media cose tipo “non sarà mai più come prima”, “dovremo abituarci” e altre amenità del genere che prefigurano un mondo in cui il riconoscimento facciale, la misurazione della temperatura, le app come anticamera non dichiarata del microchip, il distanziamento sociale e altre forme estreme di controllo sociale diverrebbero la norma. Il tutto imposto dalla dittatura sanitaria che (per ora) ha preso il potere. In cui medici e virologi hanno esautorato ogni altra istanza (politica, filosofica, spirituale) e vedono le cose solo dal loro punto di vista, peraltro continuamente litigando tra loro, non di rado in cerca di notorietà. L’imposizione come norma, “la scienza non è democratica”, non più l’anticamera ma il ponte di comando della dittatura.
Una società di isolati senza più alcuna privacy, in cui la norma sarebbero i malati o gli “asintomatici” comunque sul punto di diventare malati. In cui il controllo capillare di ogni piccolo dettaglio delle nostre vite sarebbe “necessario per la nostra sicurezza”, facendo leva anche esplicitamente su sensi di colpa e appelli alla responsabilità. Coloro che dicono che comunque già col cellulare “sanno tutto di noi” non si capisce bene dove vivano. Essi si rendono complici delle forze che vogliono trasformare l’essere umano in una macchina, in un oggetto. Ben diversa è infatti la situazione per cui i nostri dati servono per proporci inserzioni pubblicitarie mirate da una in cui i dati vengono usati da enti governativi e non per farci la qualunque.
L’oggettificazione e la mercificazione dell’essere umano ridotto a “cosa” non è altro che il colpo di ritorno di quello che abbiamo fatto alla Terra e a tutti gli esseri viventi. Sfruttiamo gli animali negli allevamenti intensivi, deprediamo e violentiamo il pianeta, prendiamo senza mai dare nulla in cambio. E soprattutto vediamo gli esseri viventi come cose, oggetti a nostra disposizione privi di emozioni e di dignità. E questo va avanti da molto tempo. Ciò che è mio è mio, e ciò che tuo è mio lo stesso. Io, io, e solo io, tutto e subito, come dico io, sotto casa e non mi rompere i coglioni. Da quanti anni vediamo questi atteggiamenti negli altri spesso li mettiamo in pratica noi stessi, magari senza accorgercene? Che cosa siamo diventati? E’ il trionfo del materialismo. Ovvio che ci si ritorcesse tutto contro.
Abitare in una società dominata dalla paura e dal controllo non è accettabile, a meno di accettare la schiavitù e raccontarsi che è meravigliosa. La libertà della vita non è negoziabile.
Occorre ripristinare il senso del sacro per la vita, il rispetto per ogni forma vivente. Bisogna invertire radicalmente la rotta, riconoscendo la dignità e il rispetto ad ogni essere con cui condividiamo il pianeta.
Non lasciamoci spaventare dalle visioni orrifiche del futuro che vogliono spacciarci per inevitabili. Ciascuno è chiamato a esigere la propria dignità, ad esprimersi, ad alzare la voce se necessario.
Lo sciamanismo consapevole, le tradizioni dei popoli tribali, la spiritualità intesa non come fuga dal mondo ma come via per viverci sono risorse irrinunciabili nel cammino non più rimandabile di risveglio alla nostra vera natura.